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Trasgredire in uniforme, che passione!


Prima di iniziare a scrivere sento la necessità di liberarmi la coscienza.


Credo fosse il 1981, e in uscita di squadriglia, di cui tra l’altro ero capo, noi tre più anziani e i piccoli a seguire ci siamo fumati un quaderno Pigna a quadretti arrotolando i fogli sulle “barbe” delle pannocchie raccolte nel campo vicino a quello dove avevamo piantato la tenda.
Il capo reparto dov’era? E’ venuto a farci visita la sera e il mattino seguente. Noi l’esperimento l’abbiamo fatto quando se ne è andato, ovviamente.
Ecco, adesso mi sento meglio e posso iniziare a scrivere circa la trasgressione in uniforme, sì perché chi meglio di un boy scout, buono e rispettoso della legge per contratto, può trasgredire meglio?

Vorrei invitarvi a fare un tuffo nel passato, a ricordare la vostra esperienza di lupetti, di esploratori e poi di rover. Tirate la riga della somma e domandatevi: siete stati sufficientemente trasgressivi ? Di quante “ragazzate” portate a termine potete vantarvi con i vostri amici? So che la folla di lettori a questo punto si dividerà in 3 sottofolle: chi ne ha fatte tante, chi ne ha viste fare tante e chi, candido, si proclamerà innocente.

Vorrei rivolgermi a questi ultimi e dedicare qualche riga per scavare nel loro passato e tentare di far emergere i peccatucci rimossi dalla coscienza. Ecco allora il meglio dal catalogo delle trasgressioni in uniforme.


Occultamento di dolci e cibarie.

Di solito accade durante i primi giorni delle VdB ma, meglio ancora, appena i genitori abbandonano il campo del reparto dopo la giornata a loro dedicata. Preoccupati per l’integrità fisica e la salute dei figli, è pratica consolidata quella di lasciare in loro gestione quantità spropositate di caramelle, gomme da masticare e cioccolatine. AI miei tempi andava di moda lasciare anche polli interi, interrati di tutta fretta nella loro pentola e riesumati in tempi non sospetti. Solitamente i capi reparto in queste occasioni rispolverano Marx e, compiuta la retata, ridistribuiscono a tutti in parti eque il maltolto, con grande disappunto dei confiscati.

Uscita di squadriglia con visita al bar del paese.

“E mi raccomando, avete una missione di squadriglia da compiere, non lasciatevi distogliere da stupidaggini”. Prima tappa, il gelato. Seconda tappa, la Coca-Cola. Non servirebbe dire altro se non fosse per il mistero dei soldi che normalmente riescono a nascondere benissimo e per un requisito dell’operazione: l’assoluta complicità di tutta la squadriglia, anche del nuovo entrato che, ancora legato alla purezza della vita di branco, fatica ad accettare di trasgredire la regola appena proferita dal minaccioso caporeparto. Tant’è che il requisito è spesso soddisfatto.

Assalto alla cambusa.

Questa è una sfida. Siamo esploratori o mezze tacche? Violare la cambusa per rubare un vaso di marmellata o un salame è un classico. Altrettanto lo sono i metodi di protezione e prevenzione che la staff inventa, ma spesso inefficaci. E’ fame? E’ l’appetito notturno adolescenziale?

Fumo e alcool: additivi ai fuochi bivacco

Se va bene stiamo parlando di sigarette e di grappa. Le prime normalmente vengono consumate di nascosto, a volte anche in clan. La seconda è normale che frequenti gli zaini di rover e capi contenuta in bottigliette strategiche: magari non ne fanno mai uso durante l’anno, ma vuoi mettere in uscita o al campo sotto le stelle? Se va meno bene invece parliamo di “erba” e bottiglie regolari di birra o superalcolici, da consumare una volta concluso il fuoco di bivacco, quando il capo clan sfinito se ne va a letto raccomandando i rover e le scolte di non fare troppo rumore e di andarsene a dormire presto. Ma sono sicuro che sto esagerando.

Nella tenda delle ragazze.

Anche questa l’ho fatta, ma non ho la coscienza sporca perché ci ha subito beccati il capo reparto, appostato lì vicino consapevole che prima o poi ci avremmo provato. Coeducazione, che passione! Ma come fanno quelli che non sono mai stati scout? Come hanno fatto a non provare l’ebbrezza di una fuga notturna comunitaria con le pile a 15 anni verso una tenda il cui contenuto risulta essere un cocktail esplosivo di mistero e attrazione ormonale? E alla fine ci si racconta barzellette e storielle, ma non è quello che conta. Dobbiamo ringraziare lo scoutismo. E’ un grande metodo e una grande opportunità.

Mi fermo, non per mancanza di materiale da illustrare, ma perché sono sicuro che i “candidi innocenti” iniziali si sono ridotti drasticamente di numero.
Trasgressione è un termine relativamente moderno, e a mio parere abbastanza abusato. Mi pare, soprattutto, che venga utilizzato quando si vuole sottolineare la volontarietà del gesto. E’ attribuito spesso a quella generazione di post-adolescenti che fatica a diventare “grande”, che torna a compiere atti contro regole comuni ma questa volta con malizia, con coscienza, quasi una firma per non crescere, per non accettare, omologarsi.
E’ per questo che fatico ad attribuire questo termine ai ragazzi che frequentano le nostre unità.
Quando viene definita una regola, e poco importa ad una certa età se è calata dall’alto o democraticamente condivisa a maggioranza, è normale che si proceda alla fase di “test”, dove si verifica se e come la regola stessa è tenuta in considerazione, consolidata, raggirabile e adeguatamente garantita da una punizione reale. Ma non lo ritengo solo un modo per violare la regola, è anche un metodo per conoscerla, studiarne il senso e i confini.
Il capo reparto che ci ha beccati in tenda delle ragazze non ci ha spediti via tra minacce e demonizzazioni, ci ha concesso cinque minuti per salutare e con tranquillità ci ha raccomandato di tornare da dove eravamo venuti. E’ chiaro che a volte si perde la pazienza, ma il problema è comprendere che a quell’età non ci sono alternative all’esperimento. Poi viene la teoria, ma prima provo, verifico di persona.
Se andare a trovare le ragazze in tenda diventa tabù, sarà ancora più appetitoso riprovarci. Non per questo si devono organizzare gite guidate alle tende femminili, ma la tensione deve essere quella di far capire il senso della regola, non evidenziarne solamente la punizione per allontanare il pericolo di mettersi in discussione.

Ad un certo punto, in clan, è stato opportuno far emergere il problema del fumo, ma non per reprimere ma piuttosto per parlarne con franchezza, far rientrare il fenomeno tra le questioni su cui confrontarsi soprattutto partendo se stessi e non dai massimi sistemi.
Non è facile, è una strada in salita, soprattutto se i problemi sono magari più gravi di quelli accennati, ma la fermezza e l’autorevolezza di un capo si gioca sulla capacità di camminare con maggior sicurezza possibile attraverso i campi minati dei temi che scottano, rimanendo lontani dagli anatemi e dalle scomuniche.

Avete visto il film sulla vita di Papa Giovanni? Beh, tra le saggezze che ci lascia c’è questa: si deve lottare contro il peccato, non contro il peccatore. La trovo una grande e semplice verità.

A proposito di peccati e trasgressioni: lo sapete come si fa svegliarsi in piena notte senza ausilio di sveglie per andare a gironzolo per il campo o per fumarsi una sigaretta di nascosto ? Prima di coricarsi si deve bere un bel litro di acqua. La sveglia alle tre di notte è assicurata e silenziosa.
Chi me l’ha detto? Un trasgressore diplomato che però è diventato un bravo capo.
Alla fine così vanno le cose.